SOMMAJUOLO, PENSIONE CON QUALCHE POLEMICA

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(Mariano Sabatini, pharmacy cialis sale Tiscali) Non deve essere facile concludere il proprio rapporto di lavoro con un’azienda, dopo decenni di attività. Solo chi ci passa può conoscere il senso di malinconia che, salvo le eccezioni del caso, può cogliere chi viene messo a riposo. A questo punto, di solito, la battuta successiva è: beato chi può permetterselo. Sì, perché – questa è la tristezza più grande – chi sa di dover lavorare finché avrà forza fisica e risorse intellettive (per via della scelleratezza dei passati governi in materia di previdenza sociale) guarda con invidia chi si gode un trattamento pensionistico che noi potremo soltanto sognare.

Quando si tratta di personaggi della Tv, e in Tv non ci sono i teledivi che si spostano come migranti da un network all’altro, lo straniamento coinvolge tanto il pensionando quanto i telespettatori che erano abituati a ritrovarlo immancabilmente sul piccolo schermo all’ora dei pasti. Il volto popolare è come l’abete davanti a casa, è lì, lo credi immortale, immutabile. I giornalisti dei tg poi sono impiegati al servizio della notizia piuttosto stanziali, nel senso che svolgono la propria parabola professionale all’ombra del medesimo marchietto.

È stato così per Armando Sommajuolo, trent’anni nella stessa azienda, anche se prima si chiamava Telemontecarlo e oggi La7. Ieri sera il Clark Kent del giornalismo televisivo (così è stato soprannominato) con un pizzico di comprensibile commozione ha salutato i telespettatori, non senza strascico polemico. È accaduto, infatti, che il direttore Mentana, che spesso fa battute a cui ride da solo, nel congedarlo abbia detto qualcosa come “finalmente ci porti un’esclusiva… lasci il posto a qualcuno più giovane”. A parte il fatto che l’osservazione potrebbe valere per lo stesso Mitraglia, non esattamente un praticante, non mi sembra che da parte del direttore del TgLa7 ci sia stato niente più della volontà di omaggiare un collega che lascia il lavoro, seppure nascondendosi dietro un’opinabile ironia.

Ai mezzibusti, come ebbe a definirli genialmente Sergio Saviane, maratoneti o scattisti che siano non sono richiesti, in fondo, scoop o esclusive. In Rai, a Mediaset, a La7 come a Sky, eccetera. A loro è richiesta invece bella presenza, prontezza di riflessi, credibilità, sangue freddo.

Il placido Sommajuolo, che ha svolto il suo lavoro con professionalità e serietà, può definirsi un padre fondatore del terzo polo informativo in Italia. Dagli anni Ottanta in qua, insieme a colleghi come Teo Bellia, Tiberio Timperi, Stefano Bises, Andrea Pancani, Stefano Buccafusca, Giovanna Lio e Ivano Santovincenzo (oggi a SkyTg24), Leslie Guglielmetti, Laura Perego… sotto la guida dei più disparati direttori: da Sandro Curzi, passando per Antonio Lubrano e Antonello Piroso, fino a Mentana.

Ci hanno creduto. Hanno tenuto duro – tra ristrutturazioni, contratti di solidarietà, tagli selvaggi – e meritano rispetto. Il mezzobusto Sommajuolo da oggi riacquista le gambe e, a tutto busto, potrà andarsene in giro per il mondo. Speriamo non tanto lontano da non rivederlo in Tv. In ogni caso, per usare la sua espressione di ieri sera, buona vita a lui.

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