Radio e Tv / Governo USA prende atto dell’ibridizzazione dei due media

In tutto il mondo prosegue il processo di ibridizzazione della radio con la televisione (declinazioni audiografica e visual radio). La tendenza è motivata da ragioni tecnico-logistiche (la scomparsa negli ambienti indoor dei ricevitori FM/AM/DAB+/IP stand-alone) ma anche comunicative (se si vuole intercettare le giovani generazioni in fuga dai media tradizionali, come la Z e gli iGen non si può prescindere dalla multisensorialità).
Dopo aver cercato inutilmente di combattere l’evoluzione socio-culturale-comportamentale-tecnologica, i broadcaster USA prendono atto della gravità del problema e corrono ai ripari: il colosso iHeart approda così sul provider tv via cavo Layer 3 Tv e declina il proprio brand bouquet sulla multipiattaforma, seguito da tutti i principali player radiofonici statunitensi.

Anche il regolatore accusa il colpo e, coerentemente col principio liberista che permea la società americana, decide di allentare la morsa sui controlli incrociati dei media.
Il presidente della FCC Ajit Pai (nominato sotto la presidenza Trump e già al centro dell’attenzione nella guerra per il chip FM sugli iPhone) ha annunciato ieri che all’ordine del giorno della riunione della Commissione del 16 novembre ci saranno le modifiche alle regole sulla proprietà delle società broadcast con particolare riferimento alla “cross-ownership Radio/Tv/Stampa” che vieta, con alcune eccezioni, la proprietà combinata di una stazione radio e di un giornale quotidiano sullo stesso mercato, nonché di stazioni radio e tv nello stesso segmento.

La soppressione del vincolo Antitrust determinerà operazioni di concentrazione nella direzione di radio che parteciperanno televisioni o quotidiani cartacei/online o piuttosto sarà il medium radiofonico ad essere oggetto di operazioni di acquisizione?
La TV non è radio con immagini“, recitava un antico adagio settoriale USA: “Questa affermazione probabilmente rimane vera. Sarà interessante vedere quali sinergie esistono oggi tra giornali, televisioni e radio e se le nuove combinazioni testuali, video ed audio creeranno combinazioni efficaci”, commenta al periodico Radio Ink John F. Garziglia, avvocato specializzato in diritto delle comunicazioni della law firm Womble Carlyle Sandridge & Rice in Washington.
Il significativo cambiamento di mercato per la radio che si verificherà a seguito dell’eliminazione delle regole di cross-ownership sarà costituito dal fatto che, senza alcun riguardo alla dimensione del mercato, il proprietario di una stazione radio locale potrà acquistare il quotidiano e la stazione televisiva o il giornale locale del suo territorio e viceversa – spiega Garziglia -. Potremmo essere alla vigilia di una totale deregulation, a mente della quale cadranno tutte norme di proprietà sulla radio e della televisione.

D’altra parte nell’universo multimediale odierno, non ci sono giustificazioni alle attuali restrizioni di proprietà previste dalla FCC su radio o televisione. Le attuali regole antitrust applicate al broadcasting contengono molte anomalie che, seppur impugnate in sede giurisdizionale, sono vincolanti. In particolare, anomalie deleterie sono costituite dai limiti di proprietà di piccoli gruppi radiofonici fino a cinque stazioni poste a raffronto con un differente vincolo che invece eleva il tetto ad otto emittenti, oppure dalla portata nazionale illimitata di proprietà radiofonica in contrapposizione con quella televisiva ristretta al 39% del pubblico; altre distonie giuridiche riguardano poi le stazioni radio via etere tra FM ed AM”.
La questione antitrust è del resto all’ordine del giorno da parte di molti governi, compreso quello italiano, in particolare a riguardo dei limiti di copertura delle emittenti locali immotivatamente differente tra radio (limitate a 15 milioni di abitanti) e tv (con un tetto ben più elevato, fino al 50% della popolazione nazionale).

“Il suddetto vincolo, oggetto di ampia attenzione da parte della giurisprudenza giudiziale e dottrinale, così come l’anacronistica impossibilità di conseguire l’affitto del ramo d’azienda radiofonico (consentito invece per l’attività di operatore di rete tv, ma non per quella di fornitore di servizi di media audiovisivi), potrebbe essere di imminente riforma”, commenta l’avvocato Stefano Cionini, partner Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) e socio della law firm MCL Avvocati Associati.
Rumors raccolti da questo periodico, in effetti, evidenziano diversi interventi allo studio per ovviare a limiti del tutto anacronistici che rischiano di spuntare le armi degli editori radiotelevisivi via etere nella guerra accesa in corso con gli OTT del web, di cui diamo conto in altro pezzo odierno.

E.G., Newslinet.it

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