Luna Berlusconi racconta la sua creatura Due-B

La seconda dei quattro figli di Paolo fa la produttrice televisiva. Non solo per l’azienda di suo zio Silvio

L’ufficio di Luna Berlusconi al primo piano del Giornale di famiglia nel centro di Milano, racconta di una ragazza cresciuta in fretta. Costruzioni Lego con cui giocare, matite e penne colorate su un lungo tavolo di legno e tanti quadri dipinti da lei, poggiati a terra. E questa è la prima intervista che ci capita di finire con una partita a biliardino nell’ingresso della sua casa di produzione Due-B, che ha da poco lanciato il programma Hello Goodbye, storie che passano in aeroporto, per il venerdì sera di Real Time. «Non posso sbagliare nulla», confessa sul peso del cognome la figlia di Paolo e nipote di Silvio, di cui sembra magicamente ereditare gioiosità e capacità di coinvolgere.

Come nasce Due-B?

«Cinque anni fa mi sono lanciata sulla tv. Forse ce l’ho nel Dna, anche mia madre aveva una casa di produzione. Io sono una B, ma suonava male e mi piace il numero 2. D’altra parte, perché Magnolia? O Endemol? Io sono Due-B».

È vero che ha iniziato di nascosto da Mediaset?  

«Sono stata cresciuta così: guadagnati tutto. Ho prodotto un programma, Bella più di prima, a costo zero grazie agli sponsor e ho mandato l’autrice a La 5 di Mediaset per venderlo. Solo dopo ho rivelato che c’ero io dietro».

Pensi se le dicevano di no…

«È stato un modo per entrare senza chiedere soldi e dimostrare qualche capacità. Non a caso ora lavoro con Rai, Mtv, Spike, Discovery e Netflix. Hello Goodbye su Real Time fa più 15% di ascolti rispetto ai venerdì precedenti».

Il suo programma più famoso è «Riccanza», che racconta la vita dei giovani benestanti su Mtv. C’è la seconda stagione?  

«Sì e andrà avanti anche all’estero. È un programma di intrattenimento con un linguaggio colorato, divertente e pindarico. Mtv è stato il canale giusto dove proporlo».

Qual è il suo obiettivo di produttrice?  

«Raccontare il lato positivo di questo Paese per far vivere mondi a livello anche aspirazionale, dal Cern a Riccanza, all’aeroporto di Hello Goodbye, in cui la gente si rispecchi e talvolta sogni. I miei programmi sono sinceri, nel bene e nel male, senza giudicare».

Lei è nel cda del Giornale di famiglia: tra carta e tv non trova spazio per il web?  

«Mi sono occupata anni fa del lancio del sito del Giornale, ma i costi di una produzione tv sono troppo alti per fare delle clip per una redazione».

Per lei dunque la tv è ancora la prima produttrice?  

«E voglio credere che lo resti. È vero che i ragazzi come mia figlia Rebecca usano soprattutto il cellulare, ma l’intrattenimento tv resiste per milioni di persone. Sono una nostalgica degli Anni 80, del pupazzo Uan, delle trasmissioni ogni giorno alla stessa ora… sei reti, i giovani su Italia 1, le signore su Rete 4. Un calo c’è stato, per l’aumento della scelta. Anch’io guardo Netflix: sono pazza di Scandal, Suits e Black Mirror. E del cartone Alvin con mia figlia Luce».

Come si assesterà il sistema tv?  

«Ci sarà un po’ di tutto, ed è un bene, si potrà scegliere. La tv tematica mi piace, bisogna soltanto accettare che i numeri dell’audience siano più bassi».

Il suo cognome come entra in tutto questo?  

«La mia società è indipendente dalla mia famiglia e lavoro con tante aziende. Sono contenta che ogni tanto Mediaset mi compri qualcosa, come Tutta colpa di…, ma poi lo ha voluto pure Netflix».

Lei e Pier Silvio siete gli unici Berlusconi a occuparvi di tv.  

«Sì, ma facciamo cose molto diverse. Come Marina che si occupa di editoria e mio cugino Luigi di finanza. Pier Silvio è molto impegnato, ci vediamo nei momenti famigliari».

E suo zio Silvio?  

«Ho qui una sua foto con dedica e di fianco quella di un Natale in famiglia. Sono molto legata a lui e ogni tanto lo vado a trovare».

Le ha dato qualche consiglio?  

«Mi ha detto di andare avanti e di produrre una striscia quotidiana, sarebbe una commessa continua, a livello imprenditoriale. Ci sto lavorando».

E suo padre Paolo?  

«Partecipa ai miei progressi e tifa per me tutti i giorni».

Forza Italia, Lega, M5S… che ne pensa?  

«Qualsiasi cosa succeda il centrodestra deve rimanere unito come promesso agli elettori».

Siamo nel palazzo del Giornale, ha mai approfondito la figura del fondatore Indro Montanelli?  

«Ero molto piccola e non ho avuto questa fortuna».

Col senno di poi, pensa sia stata un errore la sua uscita dal Giornale?

«Non ho seguito così bene la vicenda per farmene un’opinione».

Il regista Sorrentino le piace?  

«Sì».

Un film come «Loro» su suo zio lo produrrebbe?

«Non l’ho visto e non lo guarderò».

Addirittura?  

«Penso di no, non amo vedere film che raccontano la storia della mia famiglia con la loro verità. La verità sulla mia famiglia forse la sappiamo solo noi. Per questo non ho visto neanche Il caimano con Nanni Moretti».

Francesco Rigatelli, La Stampa

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