Winston Churchill (riscoperto da cinema e tv) superstar di Hollywood

Gary Oldman irriconoscibile: «Un ruolo emozionante». Brian Cox: «Sono ingrassato di venti chili ma il mio è un ritratto psicologico»

Sir Winston Churchill star degli schermi: il primo ministro inglese, nato nel 1874 e morto nel 1965, spopola in film e serie tv, confermando il momento d’oro delle pellicole biografiche. Le sue parole riecheggiano in Dunkirk di Christopher Nolan, ma già sul piccolo schermo la figura del politico, storico e giornalista britannico nonché oratore e stratega, tenente colonnello dell’esercito e premio Nobel della Letteratura, con l’immancabile sigaro in bocca, è valsa una nomination agli Emmy all’attore John Lightow nella serie The Crown (Netflix).
Ora si attende la prova di Gary Oldman, irriconoscibile nel ruolo di Churchill grazie a ore e ore di quotidiane sedute di trucco, nel film Darkest Hour, diretto da Joe Wright. «Mi sono emozionato e sono stato totalmente coinvolto dalla prima all’ultima sequenza e sono stato anche felice di essere totalmente irriconoscibile persino a detta dei miei amici più cari — ha raccontato l’attore, presentando alcuni spezzoni del film a Los Angeles —. Non capita facilmente, in una carriera d’attore, di interpretare una figura così carismatica. Il copione mi ha fatto riprendere in mano i libri di storia perché volevo conoscere e approfondire, in ogni sfumatura possibile, le decisioni politiche e strategiche contro Hitler, del “mio uomo”. Sul set, poi, avevo vicino John Hurt in una delle sue ultime interpretazioni: ogni ciak si è impresso nella mia memoria».
Ma non c’è solo lui: Brian Cox è il protagonista assoluto di Churchill del regista australiano Jonathan Teplitzky, osannato da critiche unanimi per il ritratto non solo politico, ma anche privato dello statista inglese, ricco di aneddoti che si soffermano soprattutto sul rapporto con la moglie Clementine, da lui sempre chiamata «Clemmie» e interpretata dalla grande attrice inglese Miranda Richardson. «Churchill — spiega Teplitzky — era un uomo con una personalità complessa e nel mio film ho voluto raccontare anche le sue depressioni e le sue fragilità, così come la forza che gli ha sempre dato la vicinanza della moglie».
«Tanti attori hanno interpretato lo statista — gli fa eco Brian Cox — e penso ad Albert Finney, Brendan Gleason, Timothy Spall, Richard Burton per ben due volte, Michael Gambon e persino Christian Slater in Churchill the Hollywood Years diretto da Peter Richardson. Io volevo dare un ritratto anche intimo, profondamente umano in ogni sua contraddizione. Sono ingrassato di venti chili per renderlo nel modo più completo e ho anche imparato ad arrotolare e a fumare sigari cubani»
Per questa interpretazione, l’attore scozzese viene già dato fra i favoriti dei sondaggi di tutti i prossimi premi cinematografici. Alle anteprime ha spiegato con autentica passione e con dovizia di dettagli il lavoro da lui fatto «per rendere quest’uomo eccezionale, che non sempre conduceva una vita sana e che talvolta si abbandonava a qualche eccesso, ma che come figura storica è entrato con pieno diritto, per sempre, nell’immaginario collettivo».

di Giovanni Grassi, Il Corriere della Sera

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