LA SFIDA POP DI BUBLÉ: «LA VOCE? DOPO L’OPERAZIONE È MIGLIORATA»

Sperimentazioni musicali nel disco «Nobody But Me»: «Non ho parlato per otto settimane in seguito all’intervento alle corde vocali, comunicavo con un’app»

bublè«Non capisco quelli che hanno un’idea così precisa su di me da pensare che non possa fare una cosa del genere». Michael Bublé ha deciso di tradire lo swing, il genere cui ha tolto la polvere all’inizio degli anni Zero e che gli ha fatto vendere 50 milioni di dischi. Più che tradimento è solo una scappatella. In «Nobody But Me», brano in radio da qualche giorno e che dà il titolo all’omonimo album in uscita il 21 ottobre, il crooner canadese ospita Black Thought, rapper dei The Roots. «C’era questo riff di chitarra alla Elvis con elementi hip hop, funk e jazz e ho pensato che ci sarebbe stata bene questa poesia. Mi sono messo in gioco mettendo da parte ego e certezze».

Un’altra canzone inedita, «Nobody But Me», non ha nulla di swing o vintage…
«Non ho fatto pazzie o cambiamenti radicali. Nel resto dell’album c’è la miglior rappresentazione del Great American Songbook, il canzoniere americano, che abbia mai dato. Piuttosto che chiudermi nel solito studio con lo stesso pianoforte e le stesse persone ho scelto di lavorare con autori nuovi, ragazzi che hanno scritto le hit del momento. C’è anche un duetto con Meghan Trainor. A 22 anni è una vera potenza: canta, scrive e produce. Queste persone mi hanno dato quel tocco pop, la capacità di far sembrare facili anche le cose complesse, che non avevo. Sono anche tornato ad ascoltare pop dopo anni».

Perché lo aveva mollato?
«Gelosia. Un po’ di snobismo. Poi quando mia moglie è rimasta incinta la prima volta sono cambiate le mie priorità: mi sono allontanato da quello che mi sembrava banale perdendomi un sacco di cose».

Nella cover di «One Evening in Rome» di Dean Martin c’è una strofa in romanesco… come lo ha imparato?
«Avevo studiato la versione originale e il mio parrucchiere, un italiano che vive in Canada, mi ha corretto un errore di Dean Martin. Per fortuna… altrimenti chissà che figura».

Come si sente addosso le sue origini italiane?
«Il rapporto è diventato sempre più stretto a partire da quando mio nonno e mio zio Butch mi hanno portato da voi a vedere la casa natale di mia bisnonna. Nel 2005 è arrivato il passaporto. Quindi una moglie di origini italiane (l’attrice argentina Luisana Lopilato ndr). E i miei due figli sono stati concepiti a Roma, nello stesso hotel, il Parco dei Principi. Durante le Olimpiadi io e il nonno ci davamo il cinque quando l’Italia vinceva una medaglia».

Terminate le registrazioni di «Nobody But Me» è stato operato alle corde vocali. Paura che potesse essere l’ultimo album?
«Paura dell’ignoto che è svanita quando al risveglio il medico mi ha detto che tutto era andato bene. Ora sono nello stesso club di Adele e Sam Smith. La mia voce è uguale a prima, forse un po’ meglio sulle note alte. Ho passato otto settimane senza poter parlare e mi aiutavo con una app. Io scrivevo e lei parlava: sembravo Stephen Hawking, ma senza lo stesso QI. Mi sono sentito staccato dalla famiglia, era difficile far capire a mio figlio di 2 anni che non potevo parlare. E lui: allora perché non canti?».

Musica, famiglia e ora una nuova avventura: un profumo da donna…
«Se lei potesse sentire la mia ascella — alza il braccio, usa una voce sensuale da spot e ride — “Antonio Banderas”… Invece ho scelto una fragranza romantica, e ci ho lavorato da cima a fondo, dal profumo alla confezione».

Essere vintage con la musica è un modo per sfuggire a un presente tragico?
«Il mondo fa paura anche a me, ma questo è anche il motivo per cui abbiamo bisogno di essere portati via da film, libri e musica. Il mio lavoro è offrire una via di fuga al pubblico».

Lei con cosa evade?
«Con la politica americana: ormai è un reality… Scherzi a parte, penso che a tempi pessimi seguano sempre tempi migliori. Oggi le cose non sono al meglio, ma mai come in passato parliamo apertamente di religione, razza e politica».

Corriere della Sera

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