LA VACANZOPOLI TRA CENE E BUGIE

Sensoli (M5S): «La Regione Emilia ha pagato l’ospitalità ai giornalisti Ma molti negano di esser stati invitati. Che fine hanno fatto quei soldi?»

sensoli«Sulla riviera romagnola c’è il malcostume di ospitare in hotel a cinque stelle giornalisti Rai che dovrebbero fare servizio pubblico, e anche quelli delle private, che poi fanno spot promozionali e non cronaca. Questo è un malcostume, però sono anche spariti dei soldi»: parla Raffaella Sensoli, consigliere regionale del MoVimento Cinque Stelle in Emilia-Romagna, vicepresidente in Commissione Sanità e componente della Commissione Politiche economiche, che si occupa principalmente di turismo.

Consigliere Raffaella Sensoli, come è partita «Vacanzopoli»?
«Noi del MoVimento Cinque Stelle Emilia-Romagna abbiamo notato che nei telegiornali delle reti pubbliche e private venivano periodicamente trasmessi servizi giornalistici, soprattutto dalla Riviera, che sarebbero dovuti essere di cronaca. Questo accade per tutte le località turistiche nazionali, ma ci siamo concentrati sulla nostra regione. In Emilia Romagna il turismo è uno dei motori economici principali».

E allora?
«Abbiamo notato che questi servizi hanno il sapore di uno spot promozionale, e ci siamo insospettiti. Il turismo va promosso, però ci siamo proposti il problema etico: all’interno di un telegiornale la pubblicità è vietata. Così abbiamo chiesto un resoconto delle spese dell’Azienda di promozione turistica e ci è stato fornito un elenco dove vengono definite spese per la promozione turistica cene in ristoranti di lusso e soggiorni in hotel a cinque stelle offerti a giornalisti».

L’ammontare totale?
«Quattrocentomila euro all’anno; riteniamo che se si trattasse solo di riviste specializzate sarebbe una strategia di marketing discutibile, ma tollerabile».

E invece c’è il servizio pubblico.
«Certo. Ha beneficiato di un fine settimana sulla riviera romagnola perfino un dirigente Rai con moglie e figli al seguito. Se questa è promocommercializzazione della Riviera i vertici di Apt devono spiegarci come funziona. Il dirigente Rai guadagna un signor stipendio e noi lo ospitiamo con la famiglia. Questa più che promozione ci sembra un sistema per imbonirsi la stampa».

Ma cosa temete?
«In Riviera abbiamo il problema degli scarichi a mare, problema condiviso con molte altre località italiane. E questo suscita critiche nei confronti delle amministrazioni rosse che si sono succedute negli anni. Quale libertà può avere un giornalista che ha soggiornato spesato in un grand’hotel, magari per la Notte Rosa, di dire che la balneazione in certe zone è vietata?»

Questo è un malcostume e non è servizio pubblico. Ma voi avete scoperto di più.
«Certo, ci sono dei giornalisti, nell’elenco dei rimborsi spese dell’Apt, che hanno detto di non aver mai usufruito di questi servizi».

E per questo lo scorso nove agosto si è dimesso Fabio Grassi, il capo ufficio stampa dell’Apt Servizi Emilia-Romagna.
«Esattamente, l’addetto stampa ha dichiarato di essere stato a pranzo con una giornalista, per poter giustificare i rimborsi, ma la giornalista ha negato di essere mai stata invitata. Non solo ci sono anche dei giornalisti che hanno dichiarato di essere stati in albergo, di non aver voluto accettare l’ospitalità e di aver pagato. E invece sono sulla lista. Oltre al danno la beffa».

Qual è stata la vostra reazione?
«Queste dimissioni non devono essere la scusa per mettere a tacere tutto. La vicenda lede la professionalità dei professionisti del giornalismo che lavorano bene e, lo ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti, qui non si capisce se è promozione o corruzione. All’inizio avevamo annunciato un esposto alla Corte dei Conti, ma questo non basta più, ci rivolgeremo, entro la fine di agosto, anche alla Procura di Bologna».

Antonio Angeli, Il Tempo

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