La rivolta delle tv contro la “tassa Franceschini”

Il regalo del ministro al cinema «indipendente»: salasso da 500 milioni per i network

Tutti uniti contro il decreto Franceschini. Il ministro della cultura Dario è riuscito, suo malgrado, a «produrre» una unità di intenti da parte delle imprese televisive nazionali.

I maggiori player del settore, ossia Rai, Mediaset, Sky, Discovery, La7, Viacom, Fox, Disney, De Agostini non vogliono l’approvazione di questo decreto che, di fatto, quasi raddoppia gli oneri delle emittenti in tema di programmazione e investimenti in opere europee e italiane del cinema cosiddetto indipendente. Un provvedimento che, secondo le aziende interessate, sarebbe insostenibile per i bilanci aziendali e che oltretutto rischiava di passare all’insaputa dei diretti interessati che hanno preso visione del provvedimento per caso e solo di recente, mentre si prevede che possa arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri già forse domani, 21 settembre.

Il decreto prevede maggiori oneri in capo ai broadcaster che sono comunque già obbligati a finanziare, con una quota del 10% rispetto al fatturato totale, i cosiddetti produttori indipendenti. Nella lettera gli operatori sottolineano che queste misure limitano fortemente la libertà editoriale e contrattuale degli editori e prevedono un aumento «oggettivamente insostenibile» per il settore che in dieci anni ha finanziato le produzioni indipendenti con circa 10 miliardi di euro. Oggi la quota destinata a questi ultimi è pari a circa 750 milioni di euro complessivi di investimento (dato 2015) sugli introiti netti annui delle emittenti. Mentre il provvedimento prevede di raddoppiare la quota al 20% arrivando così, entro il 2019, a 1,2-1,3 miliardi con un incremento di oltre 500 milioni. Si prevede anche un innalzamento delle quote di programmazione che salgono anche oltre alla soglia prevista dalla normativa europea.

Inoltre viene introdotto anche l’obbligo di rispettare queste ultime su base giornaliera e in determinate fasce orarie limitando così l’autonomia dei broadcaster. E per gli inadempienti si prevedono sanzioni elevate. Le aziende coinvolte nel provvedimento hanno sottolineato che il governo non ha svolto alcuna analisi economica per stimare l’impatto di queste nuove regole nel mercato radiotelevisivo, sia con riferimento agli investimenti effettuati negli ultimi anni sia sugli effetti economici futuri sul sistema. Il decreto sembra infatti riproporre una serie di disposizioni previste nella normativa francese, senza considerare però che il mercato audiovisivo d’oltralpe è diverso da quello italiano e che, di recente, la stessa Corte dei Conti francese ha preso atto del mancato rilancio dell’audiovisivo francese a livello internazionale a causa di un quadro normativo troppo rigido. Le imprese televisive nazionali evidenziano infine al governo il loro disappunto per non aver raccolto nessun elemento di quanto emerso nel corso dei quasi tre anni di lavoro del tavolo tra emittenti e produttori, organizzato peraltro su iniziativa dello stesso ministro Franceschini e del sottosegretario Antonello Giacomelli.

Mariateresa Conti, Il Giornale

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