Briatore: «Nel Salento investimento ancora in piedi» L’attacco: «Tenetevi treccioline e impasticcati»

Al Tg Zero di Radio Capital l’imprenditore Flavio Briatore torna a parlare del sequestro preventivo del suo nuovo locale in Puglia. «Se è un investimento ancora in piedi? Certo, fatto da imprenditori di Otranto, non direttamente da me. Se aprirà? Sicuramente sì. I miei soci a Otranto hanno fatto un iter burocratico di un anno e mezzo prima di iniziare i lavori, e sono confidente, mi hanno garantito di aver avuto un parere favorevole di 11 enti. Mettere in discussione il Twiga vuol dire mettere in discussione tutto quanto l’investimento».
«Al Twiga di Otranto è stato fatto un sequestro preventivo, hanno chiesto di lasciare il cantiere aperto per i periti. Sarà per una settimana, non di più. Spero che torneremo presto a lavorare». «Ho detto nei giorni scorsi che voglio andare via dall’Italia – continua Briatore – Vuol dire che se qualcuno è interessato ad acquistare quello che ho in Italia sono venditore, tutto qui. In Italia ad oggi ho pochissima roba: i Twiga di Forte dei Marmi e il Billionaire in Sardegna».
Flavio Briatore si arrende. E la sua decisione è da copertina. «Vendo tutte le mie attività in Italia, troppa burocrazia. Se c’è qualcuno interessato si faccia avanti». Ospite su Radio 24 alla “Zanzara”, il manager del lusso sfoga tutta la sua rabbia e conferma la volontà di lasciare la Puglia: ciao ciao Salento, addio Italia. E più tardi, dal Salotto di Porta a Porta, l’affondo: «Volete che a Gallipoli la gente dorma sulle spiagge e si pasticchi? Va bene. Quel turismo di treccioline già c’è. Volete il turismo di cultura? C’è già. Per superare l’asticella ci vorrebbero masserie da riqualificare e un brand internazionale».
Briatore, dopo il sequestro per abusivismo edilizio del Twiga, lo stabilimento balneare in costruzione a Otranto, motiva a muso duro in primo luogo la decisione di ritirare la licenza per l’utilizzo del marchio Twiga all’impresa “Cerra” che sta eseguendo i lavori. Il manager piemontese, che è del tutto estraneo all’indagine, si sfoga: «Mi sembrava una cosa buona per tutti. Però, evidentemente, a qualcuno non piaceva: vorrei capire se tutte le centinaia di attività come quella hanno ricevuto praticamente un controllo al giorno per un mese e mezzo come è successo a questa. E, tra l’altro, sono sicuro che chi ci stava lavorando aveva rispettato tutte e dico tutte le norme, altrimenti non ci avrebbero messo così tanto per sequestrarlo».
Circa un mese fa in un’intervista aveva sbottato: «L’Italia in balia del turismo con il sacco a pelo». In serata, rincara la dose. «Io ho dato solo una licenza, non mi sono mai impegnato coi capitali. Ma preferisco ritirarmi, uscire, questa è la realtà. C’è molto poco rispetto per chi investe, sembra che dia fastidio. Capisco i controlli, ma ha vinto la burocrazia». E poi prosegue: «C’erano ragazzi giovani pieni di entusiasmo, abbiamo trovato personale qualificato. Non so se i lavori sono stati fatti in modo esemplare, e spetterà alla magistratura valutarlo. Ma in Italia è così, la burocrazia è regina e non c’è nessun rispetto per chi investe». Secondo Briatore in Italia c’è troppa invidia sociale per chi è ricco e famoso. E lui ne è un bersaglio.
A difesa del manager, è sceso in campo ieri il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi: «Flavio Briatore ha scontato il fatto di non essere gradito a molti, la sua figura di imprenditore sfrontato e personaggio della tv non piace, anche molti politici non lo amano e questa rabbia contro di lui si è tramutata in esposti alla Procura». Poi il primo cittadino aggiunge: «A questo punto è giusto che la Procura indaghi ma certo modalità e tempi mi insospettiscono». E sulla burocrazia Cariddi la pensa allo stesso modo il primo cittadino di Otranto. «Non si può mettere in discussione un piano regolatore che viene applicato da 30 anni e a lavori già avviati dire “scusate ci siamo sbagliati”. Noi sindaci – continua Cariddi – siamo sempre il capro espiatorio e dobbiamo combattere quotidianamente contro la burocrazia».
Il sindaco replica infine a chi critica il progetto del Twinga a Otranto. «Non stiamo dando in concessione uno stabilimento balneare, qui la situazione è diversa. Lo strumento dell’accesso al mare infatti permette di realizzare attività ricreative e di balneazione su una proprietà privata, obbligando il gestore a facilitare l’ingresso al mare di quanti vogliono soltanto fare un bagno in mare. Una norma – conclude il sindaco – che fa parte del Piano regolatore di Otranto da 30 anni e che da allora ci ha permesso di realizzare tante strutture sul genere del Twinga».

di Nicola Quaranta, il Mattino

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