Dario Argento debutta come sceneggiatore dei fumetti di Dylan Dog

‘Colpisci Dylan! Avanti! Colpiscimi!’: una donna legata, una frusta. È un sogno quello che sta turbando Dylan Dog? La risposta quando a scrivere un volume dell’indagatore dell’incubo è l’uomo che con le sue visioni ha cambiato la faccia del cinema di genere e non solo, non è facile. Per la prima volta nella storia infatti Dario Argento, insieme allo sceneggiatore ‘dylaniato’ Stefano Piani, si tuffa nel mondo creato da Tiziato Sclavi, che, a sua volta, da Argento era stato influenzato.

Una cosa più di tutte accomuna Sclavi e Argento: lo humour. Nero ovviamente, ma non solo. I due, anni fa si sono anche incontrati e le attestazioni reciproche di stima non sono mai mancate: “Non ho mai letto molti fumetti“, ha dichiarato Argento, “da piccolo leggevo Topolino. Da allora poi, poco altro tra cui proprio Dylan Dog. Ne ho letti alcuni e mi sono piaciuti. L’immaginario che Sclavi ha riversato nella serie e anche l’attenzione che dimostra per i mostri e per i diversi, sono entrambe cose in cui mi riconosco. E poi nelle sue storie c’è sempre ironia, come nei miei film”.

Se è facile cogliere l’ironia nel mondo di Sclavi con una spalla come Groucho sempre in prima linea, è forse più difficile riconoscerla nei film di Dario Argento. Forse, un po’ come per l’amico Romero, che ha sempre affermato di fare film politici con i suoi zombie a rappresentare una sorta di Quarto Stato all’attacco dei beni superflui del capitalismo (vedi le famose scene ambientate all’interno di un enorme centro commerciale proprio in Zombi del 1978), anche per Argento certe cose vanno lette in cert particolari, apparentemente secondari che affiorano qua e là. In Quattro mosche di velluto grigio l’umorismo è in certe battute, in certi personaggi assurdi, con la splendida colonna sonora di Gaslini a creare una sorta di straniamento che funziona alla perfezione. Veri colpi di genio insomma che, uniti alla lettura psicologica dei personaggi, a una fascinazione per gli aspetti più oscuri dell’animo umano, conducono lo spettatore e, in questo caso il lettore, in un mondo in cui spesso ci si sente come a disagio.

Quelle stesse grandi capacità visionarie Argento le mostra anche in questo racconto che i disegni di un altro maestro come Corrado Roi, rendono nella maniera più consona. Quindici mesi di lavorazione, numerosi incontri, scambi e confronti con il team di Sergio Bonelli Editore e con il curatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni: Profondo nero, nasce da qui ed è un vero matrimonio all’inferno quello tra il re dei ‘gialli’ horror all’italiana e il personaggio creato da Tiziano Sclavi. “È una storia al tempo stesso morbosa e romantica” spiega Recchioni, “violenta e delicata, divertente e terrorizzante, sgangherata e sgangherabile, come avrebbe detto Umberto Eco, grande estimatore del cinema di Argento quanto dei fumetti di Sclavi”.

L’albo, il numero 383 della serie regolare di Dylan Dog, è veramente inquietante: una modella sadomaso, la bellissima Beatrix, scompare nel nulla all’improvviso. E, come in Videodrome di Cronenberg (il film più cerebrale sul sadomasochismo), mette lo stesso Dylan di fronte ai suoi fantasmi: la parte morbosa, violenta e contorta che ogni individuo e ogni società ha in sé. Il sadismo e il masochismo che sono da sempre presenti per esempio nella società britannica (e non solo ovviamente, ma lì è ambientato il racconto) a partire dalle punizioni corporali inflitte ai ragazzi.

In particolar modo, nel racconto di Argento, si fa riferimento a una tradizione terribile, quella dei cosiddetti ‘whipping boy’, ragazzi di umili origini che venivano fatti crescere accanto a coetanei di nobile casata perché venissero puniti al loro posto quando questi ultimi trasgredivano le regole, in un folle intento di responsabilizzazione del giovane nobile: “Fino alla seconda metà dell’ottocento le famiglie dell’alta nobiltà inglese ne avevano sempre uno in casa”, spiega Argento, “viveva in simbiosi con il rampollo della casata, il delfino, di cui era coetaneo e amico. Quando il nobile compiva qualche marachella era il whipping boy, ad essere punito dal precettore. La speranza di chi aveva inventato questa sorta di capro espiatorio, era che, vedendo l’amico soffrire, il delfino capisse la sua colpa. Naturalmente non funzionava mai”.

Niente splatter in questa storia però, l’atmosfera che si respira è invece proprio quella dei primi gialli di Argento come testimonia il titolo Profondo nero, che cita evidentemente uno dei suoi capolavori, quel Profondo rosso che tutti quelli che l’hanno visto ricordano come uno dei film più terrorizzanti della storia. A partire dalle musiche. Proprio in omaggio al cinema di Argento la Bonelli ha voluto realizzare il trailer che qui vi presentiamo in esclusiva e che è una sorta di omaggio ‘cinematografico’ ad Argento: l’autore del trailer e della musica originale è Alex Dante.

Spiega Michele Masiero, Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore: “Profondo nero è la realizzazione di un sogno. O forse sarebbe meglio dire di un incubo, date le circostanze! Racconta l’incontro perfetto tra due icone dell’horror italiano, nel mondo del cinema e in quello del fumetto. Pensiamo che per i lettori non potesse esserci sorpresa più gradita. E il nostro Dylan Dog si è mosso con orgoglio e maestria nelle idee del Maestro Dario Argento, che ringraziamo vivamente per questa incredibile storia”. Anche la copertina è speciale: opera di un altro grande talento, quello di Gigi Cavenago (famoso per il suo grande lavoro per Orfani e dal 2016 copertinista ufficiale di Dylan al posto dello storico Angelo Stano): arriverà in edicola con un inedito effetto argentato, per rendere omaggio all’autore che ha dato vita alla storia.

Il sottile fascino di questo volume, davvero molto speciale, sta dunque nel mettere Dylan, l’old boy, che per un certo periodo è stato simbolo di un certo ‘politicamente corretto’, di fronte al politicamente scorrettissimo, quello che Cronenberg, come si diceva sopra, metaforizzava nel ‘canale Videodrome’: un mondo diverso dove dolore e piacere si incontrano e si confondono: “Il dolore è piacere Dylan”. Il mondo del ‘Divin Marchese’, quel Donatien-Alphonse-François de Sade, nello straordinario racconto che ne fa Mario Praz nel suo La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, uno dei libri fondamentali per capire quanto il romanticismo, anche nelle sue parti più oscure faccia parte di noi, della nostra cultura. Dylan userà quella frusta? Solo una cosa possiamo dire con certezza: addentrarsi nel ‘profondo nero’ è qualcosa che lascia un segno. Non solo sulla carne.

‘PROFONDO NERO’, VOLUME 338 DI DYLAN DOG, ARRIVA IN EDICOLA IL 28 LUGLIO PER SERGIO BONELLI EDITORE
Con i disegni di CORRADO ROI, la sceneggiatura di DARIO ARGENTO E STEFANO PIANI e la COPERTINA di GIGI CAVENAGO

Luca Valtorta, Repubblica.it

Torna in alto