Ormai è ufficiale: lunedì debutta Facebook Watch, con una serie con Bill Murray

Facebook vuole diventare come Netflix? Sì, e probabilmente anche in tempi rapidi. L’idea che Facebook smetta di essere solo un contenitore vuoto in cui ognuno mette quello che vuole, ma prenda a produrre autonomamente suoi contenuti è nell’aria da un po’.

In particolare da quando, dallo scorso settembre, il social di Palo Alto ha lanciato (per ora solo negli Stati Uniti) l’applicazione Facebook Watch, che di fatto altro non è che il canale video di Facebook, accessibile non solo dagli smartphone (a oggi il principale canale di accesso al social) ma anche dalle smart tv.

Il canale è stato pensato sia per ospitare i video caricati dagli utenti (un po’ come fosse un epigono di Youtube) sia per pubblicare contenuti creati da influencer e inserzionisti, sia per quelli realizzati dallo stesso Facebook. 

Il primo contenuto a essere rilasciato, alla fine della scorsa estate, è stato la serie di minidocumentari di 20 minuti ciascuno, brandizzati Humans of New York, estensione in video del celebre fotoblog di Brandon Stanton, seguito da Returning the Favor, serie di minidocumentari che raccolgono le storie di semplici cittadini che fanno qualcosa di utile per la comunità (nel primo episodio, per esempio, si racconta la storia di un meccanico che prende con sé veterani di guerra in sindrome da stress post traumautico).

Dal prossimo 20 novembre, poi, sarà visibile la prossima serie originale Facebook: Bill Murray and Brian Doyle-Murray’s Extra Innings. Dieci episodi tutti dedicati alle squadre del panorama dilettantistico del baseball, e avrà per protagonista Bill Murray e il fratello Brian Doyle.

La serie si collocherà nel genere dell’infotaiment, ossia a metà strada tra la commedia, la fiction e il giornalismo vero e proprio e seguirà, tappa dopo tappa, il viaggio di Murray e del fratello tra le città della Minor League di Baseball.

Lontano dai riflettori degli stadi delle grandi città e dai milioni dei campioni, i fratelli Murray, entrambi appassionati di baseball (in particolare sono tifosi dei Chicago Cubs) incontreranno i campioni di periferia di squadre poco note come il Martha’s Vineyard Sharks, i Kansas City T-Bones e i St. Paul Saints.

La formula delle produzioni di Facebook è, almeno in questa fase, ancora del tutto sperimentale: non ci sono formule nuove (difficile essere pionieri in un campo che ha già avuto i suoi pionieri: Netflix ha inventato, nel 2013, un format nuovo: serie originali, di altissimo livello, i cui episodi venivano rilasciati in blocco, tutti insieme) e, evidentemente, a Facebook nei prossimi mesi toccherà trovare una forma autonoma e ibrida tra i video amatoriali che già chiunque può mettere on line, e un semplice doppione di quello che già fanno Netflix, Amazon, e Hulu.

Per ora la soluzione escogitata è quella dei video molto brevi (20 minuti per quelli della serie Humans of New York, 10 per quelli della serie con Bill Murray) e molto ben scritti che, da qui a data da destinarsi potrebbero diventare un nuovo potentissimo mezzo di narrazione, capace di arrivare, senza abbonamento e senza nessun costo, direttamente nella tasca di 2 miliardi di utenti.

Luciana Grosso, Business Insider Italia

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