ORA RIDLEY SCOTT CI PORTA NEGLI USA INVASI DAI NAZISTI

ridley_scott(Pier Francesco Borgia, ambulance Il Giornale) La serie “The man in the high castle” immagina i superstiti intenti a combattere tedeschi e giapponesi. Roma Li chiamano romanzi ucronici. Sono racconti di fantascienza che partono dal presupposto che la Storia abbia seguito un corso diverso partendo dalle stesse premesse.
E tra i maestri del genere va ovviamente ricordato Philip K. Dick. Lo scrittore americano è tra le punte di diamante del Roma Fiction Fest. Ieri infatti è stata presentata la serie tratta dal romanzo The man in the high castle, ed che in Italia è stato pubblicato con il titolo La svastica sul sole (Fanucci). La serie è finanziata da Amazon (disponibile dal 20 novembre), nella sua nuova veste di factory di prodotti televisivi, e prodotta da Ridley Scott, che proprio al genio letterario di Dick è già stato debitore ai tempi di Blade Runner. Scritta e diretta da Frank Spotnitz (già sceneggiatore di X-Files) la fiction è ambientata nei primi anni Sessanta in un’America divisa in tre parti: la costa orientale, dominata con pugno di ferro dal Terzo Reich, la costa occidentale, colonia giapponese, e una sorta di «terra di mezzo» con gli irredentisti nascosti tra le Montagne Rocciose.La fotografia riprende le atmosfere cupe e oniriche proprio di Blade Runner, i personaggi invece sono molto americani, tarati sulla certezza della propria buona fede e sulla necessità del patriottismo. Agenti segreti infiltrati, nazisti senza scrupoli, diplomatici nipponici dediti agli I-Ching, gli elementi per attirare il vasto pubblico delle serie tv ci sono tutti. E ovviamente c’è spazio per l’amore, lo spionaggio, la frontiera americana, le cupe atmosfere di metropoli dove, se pur la libertà di espressione è negata, il consumismo e la tecnologia galoppano a ritmi sempre crescenti. E poi c’è la cospirazione internazionale ai danni di un dittatore ormai in declino (soprattutto per le precarie condizioni di salute).La nascita dell’idea per una fiction tratta dal lavoro di Dick ha un’incubazione molto lunga. E tutto ebbe inizio proprio durante l’anteprima di Blade Runner. Seduto accanto al regista, Philip Dick si dichiarò entusiasta dell’operazione e molto colpito. Come ha raccontato lo stesso Scott, Dick gli chiese se per caso avesse letto The man in the high castle. Alla risposta negativa Dick si stupì spiegando che le atmosfere del film gli ricordavano proprio l’ambientazione del suo più celebre romanzo ucronico. Ed è da allora (1982) che Scott ha iniziato a pensare di portare sullo schermo (piccolo della tv) il romanzo.Ma non ce n’è solo per gli americani colonizzati dal Terzo Reich. Al Roma Fiction Fest è stata presentata anche una produzione franco-norvegese dal titolo Occupied creata dal celebre scrittore Jo Nesbo. Anche questa serie (dieci episodi) prende corpo da un romanzo dello stesso Nesbo. Un romanzo che prefigura un Paese, la Norvegia, finito sotto il controllo russo per via dei suoi giacimenti di petrolio. Il film in questo caso ha più a che fare con le tematiche ambientaliste. E il montaggio e la sceneggiatura certo non brillano per originalità e velocità. Tuttavia i russi non hanno gradito e ad agosto, quando la serie (costata undici milioni di dollari) è stata presentata a Oslo, l’ambasciata russa ha presentato una protesta formale.Più delle ansie ambientaliste, più delle paure legate alla perdita della libertà di pensiero ed espressione, è la mancanza di lavoro a turbare il sonno. Ed è da questo presupposto che nasce Trepalium, altra fiction francese presentata sempre nella rassegna romana. Creata da Antares Bassis e Sophie Hiet per il network Arte, la serie immagina un futuro non tanto lontano (fine del XXI secolo) in cui la società tutta viene divisa da un alto muro: da una parte vive l’80 per cento della popolazione, dall’altra un esiguo 20 per cento. I primi sono senza lavoro e senza dignità, sopravvivono in ogni modo possibile nella speranza di essere prima o poi sorteggiati per finire dall’altra parte del muro, dove certo si vive meglio grazie al lavoro ma non senza ansie e angosce legate al fatto che se si perde il posto si perde tutto e si viene confinati dall’altra parte del muro. L’idea è molto originale e il risultato d’insieme è di sicuro effetto.

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