«Nemo», Lucci torna in tv: «Combatto con ironia le idiozie del web»

Il talk in onda dal 28 settembre. Il conduttore: «Proverò a raccontare il pensiero dominante puntando lo sguardo sulla società e sulla cultura dei nostri giorni»

Non ci sono più le mezze stagioni, e anche la sinistra non si sente tanto bene. Eppure in Rai lavora addirittura un comunista ideologico (l’autodefinizione è tutta sua). Possibile Enrico Lucci? «Sono così da 30 anni, ma non sono un comunista nostalgico e neppure folkloristico. Io sono un comunista degli anni 3000, un comunista iper contemporaneo che combatte la folle idea di democrazia che si è diffusa. Democrazia significa che tutti devono avere le stesse possibilità, non che tutti equivalgono a tutti, così passa il concetto pazzesco che l’opinione dello scemo del villaggio vale tanto quella di Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Oggi qualsiasi cretino mette la bocca su tutto. In questo impazzimento collettivo, in questa follia fondamentalista il web ha una grande responsabilità».

Lucci (con Valentina Petrini) torna da giovedì 28 su Rai2 in prima serata con «Nemo – Nessuno escluso». «Mi concentro sulla società e sulla cultura contemporanea, proverò a raccontare il pensiero dominante in tutte le sue sfaccettature». Spesso è lì che si annida il paradosso, l’estro di Lucci sta nel cogliere sempre con uno sguardo laterale e ironico le contraddizioni della realtà che ci circonda, la bizzarria del pensiero corrente. «La cultura è quello che c’è, quello che si vede, quello che ci sta intorno — riprende Lucci —. La gente tende ormai a credere a quello che trova su Internet in modo acritico, basta che uno esprima un’idea accattivante e questa subito diventa filosofia: siamo circondati dalla Grande Scemenza Contemporanea, e io sono il romanziere di questa Grande Scemenza». L’antidoto? «Bisogna essere più scemi della Grande Scemenza per farle fare cortocircuito. Questo è l’unico modo per accendere la gente, l’antidoto è portare all’estremo l’idiozia». Oggi è peggio di ieri? «L’imbecillità c’è sempre stata. Però grazie al web è aumentata la sua diffusione capillare, per cui arriva più velocemente alla mente di tutti. Serve uno psicologo per dire che non fa bene passare il 90% del tempo su uno smartphone?».

«Nemo» parla della nostra società, dunque di politica, con un modello televisivo diverso rispetto a quello dei talk show politici. «I talk mi hanno stufato, non li guardo, sono chiacchiera di spettacolo (spesso basso spettacolo) piuttosto che di politica. Ormai i politici sanno benissimo come funziona la televisione — Berlusconi lo ha insegnato a tutti — per cui vanno in onda con il proposito di fare televisione, non per dire cose utili alla politica. Da noi non ci sono risse, fucilazioni l’uno contro l’altro, invettive; da noi si ascoltano tutti i punti di vista. A Nemo siamo in tanti, ognuno racconta con il proprio occhio. Io sono astigmatico».
Renato Franco, Corriere della Sera
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