Le pay-tv costano troppo: il futuro è su Internet ed è quasi gratis

Un abbonato alla pay-tv, considerando tutti i principali pacchetti disponibili, oggi può arrivare a pagare circa 50 euro al mese: una cifra inverosimile per un servizio che comincia ad essere obsoleto a fronte delle innovative (e soprattutto economiche) alternative che fornisce la rete.

 

La tv è e rimane il miglior mezzo per vedere una partita, ma se si continua ad abusare della vendita dei diritti e far risultare un abbonamento sempre più impegnativo per le famiglie sarà un grosso problema”. Parola di Sandro Piccinini, il più famoso dei telecronisti Mediaset, che in una intervista ad “Avvenire” fornisce uno spunto chiarissimo e che difficilmente viene sottolineato da un attore principale del calcio a pagamento. Un abbonato alla pay-tv, considerando tutti i principali pacchetti disponibili che vanno dal cinema al calcio, oggi può arrivare a pagare circa 50 euro al mese, in alcuni casi questa cifra può toccare anche quota 60. Un servizio dalla qualità indiscutibile che però con il passare del tempo e con l’avvento di nuove piattaforme e tecnologie, e quindi nuove forme di accessibilità, sembra impreparato, obsoleto e, alla luce di tutto questo, comincia a costare caro.

Le richieste economiche per i diritti televisivi sono inverosimili e hanno costretto le tv a pagamento ad aumentare i prezzi degli abbonamenti, in alcuni casi a ricorrere ad una richiesta che giudicherei quasi offensiva nei confronti dei propri abbonati, come la tredicesima mensilità introdotta da Sky. Una serie di spiacevoli eventi che spinge una parte sempre più numerosa di pubblico a cercare le partite di calcio (e non solo) su streaming, trasmesse da siti o pagine Facebook pirata e rinunciando alla qualità, al commento in lingua, pur di non pagare una cifra blu.

Il cinema e la tv su internet

Il futuro, che in realtà è più che presente, è su internet ed è quasi gratis. Il problema non riguarda solo il calcio ma anche cinema e tv, con servizi on-demand come quelli offerti da Netflix, Tim Vision, Infinity e Amazon Prime Video (solo per citarne alcuni) che continuano ad aumentare il proprio catalogo offrendo tanto ad un prezzo contenuto. Un’offerta conveniente non solo in termini di titoli ma anche in termini di accessibilità: questa la breccia di colossi come Sky. Uno scenario complesso, reso arduo anche dal proliferare di streaming illegali e in alcuni casi di veri e propri autogol nati da azioni maldestre degli stessi partner, come nel caso di HBO Spain che ha reso disponibile l’atteso sesto episodio di “Game of Thrones”, disponibile in Italia soltanto il prossimo lunedì.

Il calcio su internet: Facebook e Dazn

E il calcio? In Italia con il nuovo bando ad ottobre, come deciso dalla Lega di Serie A che non ha assegnato a nessuno dei concorrenti i diritti tv per il prossimo triennio, tutto potrebbe cambiare. Una rivoluzione graduale che potrebbe arrivare sulla spinta innovativa di nuovi attori, come Dazn: una piattaforma in stile Netflix (costa uguale: 9.99 euro al mese) che oggi è in grado di offrire più di 8000 eventi dal vivo in paesi come Austria, Svizzera, Germania e Giappone, e che presto potrebbe arrivare anche in Italia.

C’è anche Facebook che può contare su due miliardi e più di iscritti, un bacino che fa gola agli inserzionisti pubblicitari e che è già sfruttato in via sperimentale in alcuni paesi. Negli States c’è già l’accordo per trasmettere la Major League Soccer e alcune partite di Champions League, in collaborazione con Fox Sports, mentre – qui l’appeal è zero, ma il discorso resta – in Thailandia vengono trasmesse le partite della Thai League 1, della Thai Cup e della Nazionale thailandese. E poi c’è Sportflix, una piattaforma che richiama quella di Reed Hastings, tutta dedicata allo sport con eventi live da tutto il mondo. È una società messicana, pronta a partire con pacchetti diversi che vanno dai 9.99 ai 29.99 dollari al mese. Il futuro è qui, il futuro è oggi: pagare così tanto così poco comincia ad avere poco senso.

Gennaro Marco Duello, Fanpage.it

 

Torna in alto