…Ma non sarebbe stato meglio realizzare una serie tratta da “Perfetti sconosciuti”?

Un’immagine di “Perfetti sconosciuti”

(Tiziano Rapanà) Ieri sera ho visto – o meglio rivisto – Perfetti sconosciuti su Canale 5. È un film di grande livello, forse il migliore degli ultimi cinque anni (e certamente il più riuscito del regista Paolo Genovese). Non aggiungo altro, ma confermo gli sperticati elogi dei critici, che in questi anni non hanno smesso di evidenziare la grande qualità dei film. Qualità che peraltro è stata fruttuosa anche nella gara degli ascolti: ha conquistato, infatti, 4 milioni e 769mila telespettatori (pari al 20,3% di share). Si tratta di un risultato incredibile, perché oggi una prima visione tv – peraltro non assoluta, giacché il film è stato trasmesso tempo addietro nel circuito pay – difficilmente realizza questi risultati… e mi fermo qui. Altrimenti rischio di deteriorare la riflessione, insozzandola con delle melliflue banalità: tipo “la qualità paga” e quisquillie simili. Vi lascio, pertanto, con una domanda per niente banale, che mi è stata suggerita dalla visione del film e che riguarda la serie Immaturi, creata dal regista di Perfetti sconosciuti e figlia del suo film omonimo: ma il regista invece di farci dono di questa modesta cosuccia, attualmente in onda il venerdì su Canale 5, non avrebbe potuto realizzare una serie (anche mini) su Perfetti Sconosciuti? Perché il regista e Mediaset hanno deciso di puntare su un prodotto creativamente debole, invece di valorizzare una piccola perla del nostro contemporaneo?

P. S. Scrivetemi, tizianodecoder2@gmail.com

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