Prossimamente, in libreria, “See you later”, ossia il mitico racconto della vita di Guido Nicheli (il commendator Zampetti ne “I ragazzi della terza C”)

A dieci anni dalla sua scomparsa, l’indimenticato «cumenda» torna protagonista del libro di Paté, in cui si cerca di descrivere anche il lato più intimo dell’attore

Guido Nicheli

Sulla sua tomba, sotto la fotografia in cui si intravedono, alle sue spalle, le luci dello specchio di un camerino, c’è quella frase che solo lui sapeva pronunciare così: «See you later». Sono passati dieci anni dalla morte di Guido Nicheli (il 28 ottobre del 2007), per molti Dogui, per tutti gli altri il Cumenda. E See you later, ora, è il titolo del libro che Sandro Paté ha dedicato a uno dei caratteristi più amati del nostro cinema. A quel miliardario milanese, che assieme al rolex, sfoggia un vocabolario grondante di «taaaac» e «testina». Al titolare di una filosofia di vita basata sul «lavoro, guadagno, pago, pretendo», che fa sognare, anche a distanza di anni, i cultori dei film che lo hanno visto sempre co-protagonista.

«Alboreto is nothing»

Il Dogui era uno di quei personaggi a cui si finisce per voler bene. Un po’ come accadeva con Bud Spencer e Terence Hill. Perché nell’ostentare la sua vita per pochi, trasmetteva sentimenti di tutti. «Via della Spiga, Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore e 54 minuti! Alboreto is nothing!». Una sicumera che per tanti è poesia. E che riesce a creare sempre nuovi adepti. Quelle frasi in inglese calate così, sono in fondo i nonni lessicali dei «Keep in touch» che oggi molti usano al momento di salutarsi (sì, lo fanno davvero) o dei «Ma Lol!» di quando sono divertiti. Lui, che «cambiar car è una scelta di vita… believe me», lo diceva 30 anni fa. Razzista («Ue marenostrum… dai ordine al tuo Shangai di aiutarmi!»), superficiale («Sole whisky e sei in pole position»), attaccato al denaro, anzi, alla lira («Tu spari via un trecentomila… e sei nel burro tutta la vacanza»), eppure amatissimo: sul web ci sono decina di fan club e gruppi a lui dedicati.

Un ritratto autentico

Il libro, ora, vuole andare oltre il personaggio. Vuole raccontare chi era davvero Nicheli, anche attraverso le parole di chi ha lavorato con lui, da Jerry Calà in poi. Lui che, anche nella sua vita privata, era così simile al suo cumenda. Lui che si divertiva a vestire i panni di questo «miliardario senza portafoglio», di questo milanese (nonostante fosse di Bergamo) cinico e sfacciato, pronto a dare a chiunque del «barbone». Eppure, sotto questa apparenza, ecco che — taaaaaaaaaaaaac — c’era un’anima un po’ diversa, ma un’anima per pochi e che pochi hanno conosciuto. See you later prova a raccontarlo. Chissà se il Dogui avrebbe apprezzato. In caso contrario, ad ogni modo, il suo commento sarebbe stato uno solo: «NCS: non ci siamo».

Chiara Maffioletti, Corriere della Sera

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