UOMINI E DONNE GAY: POSSIAMO GIÀ PARLARE DI «NORMALITÀ»?

La prima puntata del trono gay di Uomini e Donne affronta la «normalità» di un amore omosessuale senza fronzoli e slogan telefonati, esattamente come gli altri show apertissimi al tema. Il rischio? Che diventi solo una pericolossima «moda» dei tempi

uominidonne«Da oggi il trono gay entra con normalità a Uomini e Donne», cinguetta entusiasta Monica Cirinnà poche ore dopo la fine del programma. E, in effetti, il clima all’interno dello studio è esattamente quello che molti si aspettavano: un’atmosfera rilassata, senza applausi più forti o parole più accattivanti. Claudio Sona è esattamente come qualsiasi altro tronista di Uomini e Donne: taglio alla moda, piercing al sopracciglio, pelle ambrata, jeans skinny e l’immancabile risvoltino.
Viene presentato come terzo, senza che Maria De Filippi spenda alcuna parola di più rispetto a quelle che lui stesso ha usato nel presentarsi. Cerca l’amore, come qualsiasi altro ragazzo o ragazza etero e omosessuale. Il problema di fondo resta un altro, ed è stato incosciamente sollevato proprio dal tweet della Cirinnà: la parola «normale». Perché di «normalità», purtroppo, non possiamo ancora parlare.
Maria De Filippi ha fatto qualcosa di sensazionale, incurante delle critiche e delle offese gratuite che continuano a pioverle addosso dal momento del suo annuncio di quattro mesi fa. Sta imbastendo le fondamenta di quella che, molto presto, sarà davvero la «normalità», quando non ci si scandalizzerà più se un uomo andrà in tv per cercare il proprio marito o una donna la propria moglie. Stesso principio per il fattore del Contadino cerca moglie e per il matrimonio civile celebrato nel tribunale di Forum.
Tutte aperture nobilissime e preziose per la comunità LGBT, a patto che non siano dettate da una pericolosa «moda» dei tempi moderni. È importante che l’apertura al mondo omosessuale sia vera e sincera, e non pilotata da fredde strategie di palinsesto per far parlare e creare scandalo. Questo significherebbe strumentalizzare il fenomeno, anziché valorizzarlo. Quindi, la speranza è una sola: aiutate l’amore omosessuale a farsi conoscere e a farsi rispettare, ma fatelo con coscienza. Perché, se così fosse, la «normalità» è ben lontana da essere reale.

Vanity Fair

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