MINACELENTANO, UN BLUFF TELEVISIVO. SPETTATORI PRESI IN GIRO PER PROMUOVERE UN (DELUDENTE) DISCO

Quello che è stato presentato come un happening si è poi dimostrato una versione solo riveduta e corretta di Techetechete, con un paio di duetti di decenni fa di Mina e Celentano in tv e qualche inserto contemporaneo. Praticamente si è trattato di una lunga inserzione pubblicitaria, con la differenza che però, in questo caso, probabilmente è stata la Rai a pagare “l’inserzionista” e non il contrario

le-migliori-mina-celentano-tracklist-744x445No, i telespettatori non vanno presi in giro. Soprattutto se a farlo è la rete ammiraglia della televisione pubblica con un programma che è chiaramente una furbata nemmeno particolarmente riuscita. Ci riferiamo a MinaCelentano, “speciale” andato in onda lunedì sera in access primetime su RaiUno e che, in pratica, è stato solo un lungo promo al nuovo disco dei due mostri sacri della musica italiana. Qualche mese fa, alla presentazione dei palinsesti Rai, il direttore di RaiUno Andrea Fabiano aveva presentato il progetto come una sorta di evento televisivo, spingendosi a dire, addirittura, che “Mina in qualche modo ci sarà”. Poi si era capito a stretto giro che no, la Signora della musica italiana non ci sarebbe stata affatto, se non in vecchi video di repertorio. E quello che è stato presentato come un happening si è poi dimostrato una versione solo riveduta e corretta di Techetechete, con un paio di duetti di decenni fa di Mina e Celentano in tv e qualche inserto contemporaneo, come l’intervista a Paolo Conte o l’esibizione di Fedez e J Ax. In mezzo, infiniti promo dei brani del nuovo (deludente) disco, con Roberto Bolle a ballare in centro a Milano o Ferzan Ozpetek a dirigere un videoclip. Praticamente si è trattato di una lunga inserzione pubblicitaria, con la differenza che però, in questo caso, probabilmente è stata la Rai a pagare “l’inserzionista” e non il contrario. Gli ascolti, va detto, hanno premiato l’attesa che era stata creata ad arte, visto che Omaggio a Mina e Celentano è stato visto da oltre cinque milioni di telespettatori, riuscendo a battere anche Striscia la Notizia. Ma il successo all’Auditel non cambia di una virgola la delusione per un bluff televisivo che non fa onore a RaiUno e soprattutto a due giganti della musica italiana. Fossimo stati nei panni di Mina e Celentano, anzi, ci saremmo opposti con tutte le nostre forze a una operazione sin troppo paracula.
E poi, ammettiamolo, il risultato finale del lavoro di copia e incolla, taglia e cuci tra teche Rai e pochi innesti originali, è stato largamente al di sotto degli standard che ci si aspettano quando sono coinvolti nomi del genere. Un patchwork incoerente di materiale d’archivio che non ha aggiunto nulla all’amore incondizionato che larghissima parte del pubblico televisivo prova nei confronti di Mina e Celentano e che anzi, al contrario, ha indisposto parecchi, come si è percepito anche dai tanti commenti negativi sui social network. Il punto è che deve esserci un limite persino alla promozione dei dischi in televisione, o quantomeno andava evitata accuratamente un’attesa sproporzionata nei confronti di un programmucolo noioso e totalmente inutile. A quel punto, se proprio di voleva fare un omaggio a Mina e Celentano, si poteva lasciare spazio a Techetechete, gioiello che usa le teche Rai per stuzzicare la memoria e la nostalgia del pubblico, riservando un piccolo spazio alla fine per un videoclip di uno dei brani del nuovo disco.
A viale Mazzini hanno invece scelto di confezionare la proverbiale montagna che partorisce un topolino, deludendo non poco chi si aspettava decisamente qualcosa in più. Nessuno credeva che Mina sarebbe tornata in video, beninteso. Ma se si decide di investire del denaro in un prodotto televisivo che di fatto vuole raccontare e omaggiare due monumenti viventi, a quel punto va fatto uno sforzo in più. Perché le cose si fanno per bene o non si fanno proprio. Perché non si può presentare un happening e poi mandare in onda una robetta del genere. Perché Mina e Celentano sono troppo importanti e amati perché si prestino a questa circonvenzione di telespettatori.
L’ideale sarebbe stato che ci avessero messo la faccia, ovviamente. Ma sapevamo perfettamente che non sarebbe successo. Si poteva inventare comunque una formula diversa che avrebbe evitato di offendere il pubblico. Si poteva, ma non è stato fatto. Perché era molto più comodo giocare sull’attesa per tentare di promuovere un disco floscio assai, non all’altezza della storia davvero glorioso di due mostri sacri.

di Domenico Naso, Il Fatto Quotidiano

Torna in alto