Rovazzi ingaggia i Vip da Cracco a Boldi per il suo ritorno “cinematografico”

Tanti ospiti nel nuovo singolo che esce venerdì. In ‘Faccio quello che voglio’ tra gli altri troviamo Gianni Morandi, Carlo Cracco, Massimo Boldi e Diletta Leotta. Cantano Emma Marrone, Nek e Al Bano. E su Fedez dice: “Velleità diverse”

Rovazzi è brutto e non sa cantare? E allora, invece di tagliarsi i baffi – basterebbe quello per migliorare assai – decide di rubare le fattezze e le voci degli altri. Scende in un blindatissimo caveau di banca dove le sembianze e il talento artistico di tutti i Vip sono custoditi sotto forma, rispettivamente, di pillole e di sciroppo, e ne fa man bassa. Dopodiché si trasforma in Carlo Cracco e in Diletta Leotta e canta con la voce di Emma Marrone e Nek. Ma lo arrestano e si ritrova in cella con Al Bano per poi essere liberato da Briatore. Ecco Faccio quello che voglio, il videoclip della nuova canzone del 24enne cantante milanese, ma sarebbe meglio dire artista, “perché sempre più io voglio darmi al cinema, e questo filmato ne è la prova: non aspiro a diventare un cantante in pianta stabile”. Il videoclip ovviamente prevede la presenza di tutti i Vip che abbiamo citato, ma ce ne sono anche altri, come Rita Pavone, Massimo Boldi ed Eros Ramazzotti, protagonista del momento più divertente. Rovazzi sta scappando coi flaconi, lui lo blocca, si fa consegnare quelli con la propria voce, poi gli dice: “Per avere la mia voce, basta questa”, e gli consegna una molletta della biancheria, con grande autoironia sulla sua intonazione nasale. Una sequenza che purtroppo sparirà dalla versione televisiva del videoclip, che in originale dura 9 minuti.

Vuole diventare il tormentone dell’estate?

“Forse sono uscito un po’ in ritardo per questo, ma in fondo adesso è tornato il brutto tempo, magari l’estate vera deve ancora arrivare e potrò dire la mia. No, che devo dire? Io alla gara dei tormentoni non partecipo, ne ho fatti, magari ne rifarò, io bado solo che la cosa piaccia a me. Spero che il pubblico condivida. Di sicuro è una canzone che colpisce, anche perché c’è questo ritornello con la linea elettronica alla Dua Lipa cantato da due persone diverse, e sia Emma che Nek hanno le vocalità giuste, la musica ha tonalità un po’ alte ma le hanno raggiunte bene”.

Vuole lanciare qualche messaggio con questa canzone?

“Sì, che non ho talento. No, scherzo. Direi che mi è piaciuta l’idea di parlare in modo indiretto dell’Italia dei furbetti che amano fregare il prossimo. ‘Attirati dal male, l’onestà non ha budget, tutto ciò che è vietato ci piace’, canto. Il messaggio, insomma, è che aspirare a modelli sbagliati, a essere qualcun altro, non porta a niente di buono, è meglio essere se stessi. Però sempre in modo scanzonato e divertito”.

Del video colpiscono soprattutto le tantissime citazioni filmiche.

“Ovvio, adoro il cinema, ci ho messo dentro di tutto. Un effetto morphing con cui io divento Cracco preso dagli X Men, il corpo tipografico del titolo che è preso da Arancia meccanica, un certo clima da 007, compresi gli inseguimenti della polizia. E poi ci sono tanti altri riferimenti minimi che ho disseminato per fare felici ragazzi e bambini, lascio a loro scoprirli”.

I vip come li ha scelti?

“Nell’introduzione c’è Gianni Morandi perché doveva esserci, l’idea è di girare altri filmati che siano il sequel di questo con altre canzoni e di metterci sempre Gianni come filo portante. Cracco perché ha un modo di parlare molto lento, quasi scandito, e mi piaceva l’idea di farlo rappare. E in generale tutti li ho voluti mettere in situazioni paradossali ma legate in qualche modo al loro personaggio. Il momento in cui divento Diletta Leotta e canto con la voce di Nek è talmente assurdo che lo volevo a tutti i costi”.

Ormai ragiona da uomo di cinema.

“E non vedo l’ora di girare il mio primo film da interprete e regista. Ci sto lavorando. Non sono un grande interprete, ma voglio essere io il frontman delle mie cose. Recitare in Il vegetale di Gennaro Nunziante è stato un piacere, anche se non l’ho né diretto né sceneggiato: era una buona idea, fatta con garbo e senza volgarità, non ha interrotto il rapporto di fiducia che ho con il mio pubblico. Certo, dopo quel film mi sono innamorato del mondo del cinema. Ma c’è ancora tempo prima del mio debutto da regista: già mi sono fatto fuori mezzo fegato con questo videoclip”.

Intanto ha debuttato come produttore.

“Già. Faccio quello che voglio è la prima produzione della mia nuova società, la Raw. Quello che amo è il controllo di ciò che mi riguarda, per questo resta il sogno di un film scritto, diretto e interpretato da me. Nella mia testa ho altri episodi e mi sposterò su altri mondi musicali”.

A questo punto, la domanda che aspettava da tempo. Fedez.

“Fedez…?”.

Fedez. Tema libero.

“Eh certo, in realtà ho fatto tutto questo, videoclip compreso, solo perché voi giornalisti poteste venirmi a chiedere di Fedez. Cosa devo dire? Non amo parlare dei miei fatti personali”.

Ma la rottura tra di voi è un fatto anche artistico, non solo personale.

“Risponderò così, allora. Sono e sarò sempre grato a Fedez per quello che ha fatto per me, per la spinta che mi ha dato all’inizio, per la mano che mi ha dato durante il mio percorso. Poi le amicizie nascono, crescono, corrono e a volte inciampano: in questo caso siamo inciampati perché abbiamo in mente delle idee differenti, io ho delle velleità totalmente diverse dalle sue. E la nostra amicizia mescolava il lato artistico e quello umano. Finita la collaborazione artistica, anche la parte umana ha avuto dei problemi. Spero che i rapporti si risanino con il tempo”.

Luigi Bolognini, repubblica.it

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