“LADRI DI CARROZZELLE”, DOMANI AL FESTIVAL

Paola Severini MelograniHo il privilegio di essere amico di una donna straordinaria, Paola Severini Melograni. Paola ha dedicato la sua vita a chi soffre e, in particolare a chi è menomato per un handicap. Il suo criterio, che condivido, è di non considerare i portatori di handicap come tali, ma come creature umane assolutamente uguali a chi è considerato normale, con relative qualità e difetti. L’anno scorso, dopo infinite difficoltà, riuscì a portare al Festival di Sanremo un eccezionale pianista, Ezio Bosso: ma non per la solita scenetta melodrammatica attenzione, peraltro doverosa per un handicappato, ma per la sua irresistibile qualità artistica. Fu un trionfo e, conoscendo un po’ uomini e cose, e la cinica struttura del Festival e anche degli artisti, per Paola nessuno ha avuto un attimo di riconoscenza. Tuttavia, proprio per quel trionfo, anche per gli ascolti, la mia amica domani ripeterà – così spero e le auguro – la sua prodezza umana e intellettuale. Il Festival proporrà “I ladri di carrozzelle” in un pezzo dal titolo “Stravedo per la vita”. Il pezzo musicale sarà dedicato a Piero Petrullo, che aveva lasciato il gruppo sette anni fa e viveva in carrozzella, con dolori estremi, per i postumi di un grave incidente stradale. Sorvolo su banalità e sciocchezze che sono state scritte in occasione di questo dramma, preferisco mettere in risalto che l’indecenza festivaliera per qualche minuto, domani sera, sarà interrotta da un’esibizione di raro valore artistico. “La vita è dolore e gioia, dobbiamo mettere tutti in grado di poterla vivere con dignità” dice Paola Severini. Concordo: questo è il compito di un Paese civile, dell’Italia che il Festival può (e dovrebbe) raccontare. Tutti i componenti del gruppo sono affetti da malattie degenerative, come Bosso l’anno scorso. Ma arrivano all’Artiston non per un’ipocrita tenerezza verso le loro menomazioni, ma perché sono artisti di alto livello.

UDITE, UDITE: CHIEDO SCUSA A GILETTI!

massimo gilettiI miei lettori più fedeli sanno bene che cosa pensi delle caratteristiche umane e professionali di Massimo Giletti. Però, abbiamo commesso un errore involontario e ho il dovere di chiedergli, sinceramente, scusa. Siamo stati intrappolati da un comunicato dell’Aduc, che si riferiva a una cronaca di “La Stampa”: il compenso annuale di Giletti in Rai sarebbe stato valutato in 813mila euro. Invece, si tratta di 313mila, che comunque pochi non sono, ma non c’è scandalo certamente, rispetto ad altri lauti compensi. Sono costernato e, per castigo, mi infliggo almeno un mese di silenzio, sulle prestazioni televisive del conduttore.

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