PROCESSO IN TV AL SINDACO MARINO

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(Mariano Sabatini, prostate Tiscali) A mia memoria, le dimissioni di un sindaco, fosse pure quello della Capitale, mai hanno tenuto occupata la Tv com’è accaduto con Ignazio Marino. Per quanto riguarda i talk show, sembra che siamo passati dalle “cene eleganti” di Berlusconi alle “cenette sbafate” – che tristezza – del primo cittadino romano.

L’attenzione, lo zelo, l’accanimento degli anchormen nei confronti di questo chirurgo genovese prestato alla politica capitolina mi è parsa esasperata, come se fosse soggetta a spinte diverse rispetto al normale scandaglio giornalistico. Ha iniziato Marco Travaglio a Otto e mezzo su La7, per stare a ieri sera: gongolante per aver ottenuto la capitolazione (il nemico con cui trattare in questo caso era il segretario del partito di riferimento) del sindaco. Siamo stati noi, diceva riferendosi al suo giornale, a tirare fuori la storia degli scontrini. E sai che primato!? La meschinità di riferirsi a poche migliaia di euro per scardinare i tentativi di andare contro il malaffare e le mafie di Roma mi sembra del tutto pretestuosa. Dannosa, oltretutto. A volte in politica serve perseguire la strada del male minore. Ora quale scenario si aprirà?

Hanno proseguito Virus (Rai2), Piazzapulita (La7) e Porta a porta (Rai1). Un fuoco massmediatico che ha potuto vantare solo l’ex premier Berlusconi, con ben altre responsabilità, omissioni, connivenze. Se c’è una sicurezza è quella che, per stare ai detti romani, “il più pulito c’ha la rogna”; ma non si può paragonare Al Capone a un ladruncolo di polli. A questo sarebbe apparentabile Marino se si confermasse l’uso improprio della carta di credito assegnatagli. Ci sembrava una brava persona ed era invece l’avaraccio di Moliere? Rimane il fatto che ha cercato di rompere i patti di sangue con aziende palesemente inadempienti e insufficienti per le esigenze della città, come Ama (la raccolta dei rifiuti) e Atac-Cotral (i trasporti pubblici). I due nodi più pesanti per i romani.

Ignazio Marino ha ovviamente delle responsabilità. Di sicuro non è il migliore amministratore della cosa pubblica, lo era nel momento in cui è stato eletto per mancanza di opzioni percorribili, e poi ha atteggiamenti da nerd e poco empatici che non aiutano.

Anziché frugare tra gli scontrini, però, i talk show avrebbero fatto meglio a capire quale messaggio hanno voluto lanciare i Casamonica con il funeral-show a piazza don Bosco e quale malumore nascondesse l’inaudita sortita di papa Bergoglio sul mancato invito del sindaco al seguito della sua trasferta statunitense.

Chissà dov’era Ignazio Marino quando distribuivano le bacchette magiche e i mantelli da supereroe… Servivano, eccome se servivano, per risolvere gli annosi problemi di Roma; certo non riconducibili alla sua gestione. E ora a questi disagi si aggiungano quelli dell’imminente Giubileo, la cui indizione non mi risulta sia stata concordata con il Campidoglio.

A sigillo dell’intera faccenda, ieri sera è arrivato il videocomunicato diffuso su Facebook dallo stesso Marino: era prevedibile, considerato che viviamo nell’èra della tv diffusa che rende superflui addetti stampa e reggi-microfono. E giù illazioni sui venti giorni che la legge prevede per l’eventuale ritiro delle dimissioni. Mentre a noi rimane la sensazione che Marino, “che si professa cattolico” e osa realizzare il registro delle unioni civili, sia stato costretto a dimettersi perché sgradito ai cosiddetti poteri forti. Ed è qui che la Tv dovrebbe ravanare.

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