LINO BANFI TRA COMICITÀ E FAMIGLIA: GLI 80 ANNI DI UNA MASCHERA DI SUCCESSO

lino banfiLino Banfi festeggia i suoi primi 80 anni e non potrebbe farlo con più gioia nel cuore: oltre che con un film in uscita che potrebbe portarlo sul tappeto rosso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia. Con il ritorno a settembre nuovamente nei panni di Nonno Libero per la decima edizione di Un medico in famiglia. Con tanti sogni realizzati e qualcuno rimasto nel cassetto – condiviso addirittura con Federico Fellini – e, su tutto, con una famiglia unita formata e cresciuta all’insegna di una “pugliesità” che proprio a lui deve riconoscimento e sublimazione comica sul grande schermo: un successo, quello tributato da Lino Banfi alle sue origini pugliesi, che è oggi una delle sue più grandi soddisfazioni.
Lino Banfi e il racconto di quando mamma Nunzia…
Motivato come il primo giorno, e sempre in cerca di nuove soddisfazioni spettacolari sa conquistare, Lino Banfi si racconta proprio a poche ore dal suo 80esimo compleanno, rivelando inediti particolari sulla sua vita e sulla lunga carriera. «I ragazzi che lavorano con me si inghezzeno, come dico io, perché leggo le scene solo la mattina, prima di girare, e ricordo tutto. Lo faccio per mettermi alla prova. Perché vorrei proprio saperlo: posso cominciare a definirmi anziano o ancora solo di una certa età?». Per ora, Lino Banfi, al secolo Pasquale Zagaria, il ragazzo che studiava da seminarista e che, archiviato breviario e studi teologici, è diventato uno degli indiscussi numi tutelari di oltre mezzo secolo di comicità, si limita a festeggiare: 80 anni l’11 luglio, «perché così dicono i documenti». Anche se, in realtà, racconta, mamma Nunzia partorì ad Andria (al tempo provincia di Bari) il 9 luglio del 1936, «ma era tradizione delle balie registrare il bambino un po’ dopo, per regalargli qualche giorno di giovinezza in più».
Lino Banfi, 80 anni e una festa “da principe”
E allora, per celebrare questi 8 decenni in programma c’è una festa “da principe” e una galleria di regali che il re delle commedie sexy anni ’70 – protagonista per tanti grandi da Salce a Loy e poi Risi, Corbucci, Vanzina, Oldoini; lui, l’indimenticabile e insuperato Oronzo Canà e Commissario Auricchio – si è voluto generosamente concedere. E così, si parte con una linea di prodotti agricoli pugliesi, Bontà Banfi («così finalmente venderò il capocollo», scherza citando una delle sue più celebri battute), e si prosegue con Acqua di mare, film del giovane Ciro De Caro di cui è produttore con la Alba Film 3000 e che forse, «dopo una vita in cui non ho mai vinto nemmeno un peluche», lo porterà alla Mostra del cinema di Venezia. «È la prima volta, ma spero di farne altri – dice – perché vado molto d’accordo con i giovani ed è un modo per restituire ciò che ho avuto». Poi c’è la decima edizione di Un medico in famiglia, sempre nei panni di nonno Libero, in onda a settembre su Rai1. «È la più bella realizzata finora, perché piena di sorprese – anticipa – Finalmente, poi, si vede la mia Puglia. Sono anni che nella serie dico a mia moglie, in scena Milena Vukotic, che dobbiamo andare giù a preparare la salsa di pomodoro e il vino Nero di Troia. Ripartiremo proprio da lì, tra gli ulivi secolari e i trulli del Salento. E tornerà anche Giulio Scarpati».
Un libro e un film in uscita
Ma c’è anche un libro in uscita, ”Hottanta voglia di raccontarvi: la mia vita e altre stronzete, con una rivelazione. «Apro con una lettera tra me e Fellini – dice Banfi – Ci incontrammo nell’89, durante un doppiaggio. Rimase affascinato dai racconti dei miei anni nell’avanspettacolo e mi esortò a scrivere un libro. Voleva disegnare la copertina. Così gli mandai un dattiloscritto. Lo lesse in 6-7 giorni e mi rispose per lettera. “Non mancherà occasione di lavorare insieme. Io me lo auguro”, mi scisse. Purtroppo un anno dopo se ne è andato». Ma per un progetto rimasto nel cassetto, tanti altri sono stati pienamente realizzati e siglati dal successo. «Ho avuto fortuna – riflette infatti a riguardo Banfi – Ho faticato. E sono orgoglioso di aver aperto una strada a una “pugliesità” che non esisteva. E allora, quando col compleanno si fanno bilanci e prospettive, Banfi non può non confessare che il film più divertente da girare è stato Il commissario Lo Gatto – un po’ perché segnò una mia piccola svolta, un po’ perché eravamo a Favignana e ogni giorno alle quattro del pomeriggio Dino Risi fermava il set e urlava «tutti al mare!» In un attimo vedevi sparire più di 100 persone – che il partner con cui ho lavorato meglio è stato Renzo Montagnani e che la maggior confidenza con colleghi in gonnella è stata quella nata con Edwige Fenech e Milena Vukotic, oggi ormai quasi una seconda moglie. Unico rimpianto, il sequel de L’allenatore nel pallone «non all’altezza del primo».
Tra soddisfazioni e impegno
Ma c’è una follia da tentare nel futuro? «Un film diretto da Paolo Genovese. E magari il mio primo ruolo da cattivo: pensate a una storia che parte con me che strozzo qualcuno… – risponde entusiasta –. Ma voglio al più presto trattare anche il tema dei nonni che con il divorzio dei figli finiscono per non vedere più i nipoti: un dolore straziante». E in chiusura, un appello: «Il precedente sindaco di Roma disse che avrebbe festeggiato i miei primi 80 anni. Ora c’è questa ragazza, che si chiama Virginia come mia nipote. Che almeno mi faccia gli auguri!». E a proposito di richieste da rivolgere a personaggi illustri, Lino Banfi ne ha una persino per il Pontefice; e in una lettera aperta a Bergoglio pubblicata nel numero di Famiglia Cristiana in edicola dal 7 luglio, l’attore ha formulato un desidierio: «Vorrei conoscere di persona Papa Francesco ed essere nominato giullare ufficiale di Sua Santità. Così quando ha bisogno di sorridere mi chiama e io arrivo e gli tiro su il morale raccontandogli qualche aneddoto simpatico». Intanto Banfi nel giorno del suo compleanno più che alle sue aspettative ha pensato a quelle dei bimbi malati ricoverati all‘Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove ha partecipato all’anteprima ufficiale della 46/a edizione del Giffoni Film Festival, per lo spettacolo I musicanti di Brema.

Priscilla del Ninno, il Secolo d’Italia

Torna in alto