A Sanremo ci sarà anche il ritorno de Le Vibrazioni

Dopo cinque anni di silenzio, a Sanremo la reunion della band milanese con «Così sbagliato»

Le Vibrazioni

«Qualcuno ci dava per morti». Dopo 5 anni di silenzio tornano Le Vibrazioni. Saranno a Sanremo con «Così sbagliato», archi e rock. Quelli che li davano per spacciati erano i discografici. «Ormai guardano solo quelli che arrivano dai social e YouTube. Ci proponevano contratti per portarci al Festival con una compilation di brani vecchi. Abbiamo deciso di fare da soli, di produrre un album in maniera indipendente. A questa rabbia contro il sistema musicale abbiamo dedicato “Onda” una delle canzoni del nuovo album. Citavo anche nomi e cognomi nel testo, ma mi sono dovuto censurare», racconta il leader Francesco Sarcina.

Nello studio di Davide Tagliapietra, uomo di fiducia di Gianna Nannini, qui produttore musicale dell’album, si fanno le ore piccole per chiudere «V». «Come la nostra prima lettera come il numero romano visto che siamo al quinto album», spiega. Jamón serrano da affettare a mano per vincere la fame, candele per creare l’atmosfera e un poster con il faccione minaccioso di Miles Davis. I pezzi nati sono rock con quel taglio vintage e assoli in libertà («Perfetti per le radio», ridono): «Macchina del tempo» ha un riffettone e parla di vita rock ma poi ci sono i figli da portare a scuola, «Cielo nero» è una ballad alla Vibrazioni, «Spazio-tempo» ha un testo vietato ai minori. I suoni sono rock anni Settanta. «Restiamo vintage, vedi i miei pantaloni a zampa?», aggiunge. Il pezzo sanremese? «“Così sbagliato” racconta di quando ti svegli e non sai dove sei. Tipico da musicista in tour: devastante ma non posso farne a meno. E poi sbagliato io ci sono nato, frutto di amore in motel».

In questi anni Sarcina ha pubblicato due album da solista, il chitarrista Stefano Verderi ha messo in piedi i Santa Margaret, il bassista Marco Castellani era stato il primo a mollare nel 2008 per dedicarsi a vari progetti tra cui la Superband con altri nomi del rock italiano. L’unico a non aver mollato mai l’idea delle reunion è stato Alessandro Deidda, batterista che ha seguito Sarcina nei tour solisti. «Cinque anni fa ero in totale disaccordo con gli altri. Non ho smesso di crederci». Non ci sono state liti da manuale del rock. Cioè, ci sono state anche quelle («Ci sono anche adesso» dicono). «Eravamo una band verace in un momento in cui, fra talent e social, gli schemi del sistema musicale si stavano ribaltando. L’ultimo disco era uscito sotto l’embargo delle radio che non passavano più pezzi nuovi. Aggiungiamo che da ragazzi stavamo diventando uomini… Insomma, ci era passata la voglia di fare musica. Perché arrivare a odiarci? Ci siamo fermati prima», ricostruisce Sarcina.

L’amicizia è rimasta. Ogni anno si sono ritrovati per suonare assieme al compleanno di Castellani e lo stesso hanno fatto al matrimonio di Francesco. Quest’estate la reunion a Palermo per il concertone di Radio Italia. «Tutta la piazza cantava in coro “Vieni da me”. Al momento non avevo realizzato, quando l’ho rivisto mi sono commosso», ricorda Verderi. A Sanremo ci erano già stati nel 2005. «Mi ricordo i vestiti terribili», scherza Francesco. «Io sembravo un Ferrero Rocher da 80 chili», dice Alessandro. «Io ho conosciuto la futura mamma di mio figlio. Faceva la ballerina per Meneguzzi», racconta Marco. «Era un anno di band: noi, i Velvet, nei giovani Negramaro e Modà… Adesso di band se ne vedono poche in giro, ma ci sono segnali di uscita da questo medioevo musicale».

Andrea Laffranchi, Corriere della Sera

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