POLITICA E MAZZETTE: PRONTA LA VERA POLEMICA SULLA FICTION “1993”

Su Sky la serie sulla fine della Prima Repubblica Con tanta cronaca. E qualche incertezza

L’anno del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. L’anno delle monetine lanciate contro Craxi all’uscita dall’Hotel Raphael. L’anno dell’antipolitica, della calata dal Nord dei leghisti con la distruzione della liturgia politica del pentapartito, del cappio in Parlamento.
L’anno di Tangentopoli, del pool di Mani Pulite che fa tintinnare le manette, del suicidio di Raul Gardini, delle mazzette trovate nei pouff di Poggiolini, del compagno Greganti che segna la differenza perché i veri comunisti non parlano. L’anno di incertezza, del vuoto di potere, dello scontro politico per occuparlo. Ma soprattutto l’anno in cui Silvio Berlusconi prende la decisione di entrare in politica, comincia a preparare il movimento di Forza Italia e le elezioni politiche del 1994. Tutto questo, in una sorta di documentario romanzato, si vede nella serie 1993, secondo capitolo della produzione di Sky, il seguito di 1992 che aveva raccontato il primo capitolo degli anni che hanno cambiato la storia d’Italia. Andrà in onda in otto puntate a partire dal 16 maggio su Sky Atlantic HD.
Punto nodale della fiction resta il personaggio di Leonardo Notte interpretato da Stefano Accorsi, ex pubblicitario che lavorava con Publitalia che si trasforma in una sorta di «spin doctor»: attraverso di lui e le trame che ordisce per avvicinare i potenti vengono ripercorsi gli eventi politici di quegli anni. Ambizioso, doppiogiochista, assassino, ma anche travagliato, con un passato da figlio di dirigente comunista e un bisogno d’amore nascosto in fondo al cuore, si vende l’anima per arrivare a conoscere Berlusconi. E, una volta che entra nelle sue grazie, piano piano lo convince, insieme a Dell’Utri, a «giocare in attacco». L’ex premier, interpretato da un credibile Paolo Pierobon, viene ritratto nelle sue caratteristiche più note, le battute scherzose, il tifo per il Milan, gli incontri ad Arcore, l’atteggiamento da seduttore, ma vengono anche mostrati i dubbi di un uomo che sta decidendo se guidare l’Italia. Per quanto si è visto nei primi due episodi mostrati ieri in anteprima alla stampa a Cannes, dove è in corso il Mip tv, ne esce un ritratto senza particolari pregiudizi o prese di posizione ideologiche. Certo, poi, ogni lettura su quegli anni è incendiaria e le polemiche saranno inevitabili. «Noi abbiamo cercato di fare con Berlusconi quello che abbiamo fatto con gli altri personaggi – spiegano gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo -: tenerci lontano da posizioni politiche. Eravamo ben consapevoli di come le ferite di quegli anni siano ancora aperte e di come infiammino ancora gli animi. Per questo abbiamo scelto di raccontare quanto accadeva dal punto di vista del protagonista». Così si vede un Berlusconi che si sente assediato dalle critiche dei giornali, degli scrittori e dall’intellighenzia di sinistra ancora prima di fondare Forza Italia e lo si vede arrovellarsi proprio per il timore del massacro che arriverà. Così si vede il leghista ignorante (Pietro Bosco, con il volto di Guido Caprino) capitato per caso in Parlamento, che ne combina di tutti i colori, non capisce le parole difficili, ma non ne risulta un ritratto macchiettistico. Così si vede Massimo D’Alema, ritratto perfettamente con la sua spocchia e la supponenza verso il nuovo movimento che «più di un manifesto di un partito pare il kit di un venditore di pentole». Così si vede la Televisione, che diventa quasi un personaggio, attraverso la smania di una starlette di diventare una showgirl (una bravissima Miriam Leone) passando nel letto di politici e dirigenti. Sullo sfondo restano Di Pietro e il resto del pool di Mani Pulite che cercano la maxi tangente Enimont. Ma la corruzione di quegli anni viene attraversata di più dagli occhi del poliziotto sieropositivo Luca Pastore (Domenico Diele) che cerca vendetta per essere stato contagiato da sangue infetto.
«Noi abbiamo studiato il 1993 – raccontano ancora gli sceneggiatori – e in quell’arena abbiamo fatto giocare sei personaggi, alcuni completamente inventati, altri storici come D’Alema, Berlusconi e i magistrati del Pool – poi ci siamo presi delle licenze poetiche, perché alla fine ne abbiamo fatto un romanzo pop, però i fatti di fondo sono reali». Ma, almeno a una visione parziale, resta, come ci è parso nella prima serie, non perfettamente amalgamato il racconto degli eventi storici con le digressioni un po’ troppo anarchiche e certi personaggi estremizzati. Da sottolineare: Tea Falco, che interpreta la giovane ereditiera, sommersa dalle critiche nella prima serie per la recitazione, qui pare rendere bene il suo personaggio. In ogni caso, si sta lavorando già alla terza serie, 1994, l’anno della vittoria di Berlusconi, che chiuderà la trilogia. E lì affrontare il capitolo sull’ex premier sarà ancora più delicato.

Laura Rio, Il Giornale

Torna in alto