Valerio Merola parla della sua carriera e rivela: “Non mi dispiacerebbe fare il Grande Fratello Vip”

“Ho vissuto sulla mia pelle la mala giustizia ma ne sono uscito più forte di prima». A 62 anni, Valerio Merola ha ancora l’entusiasmo dell’esordiente: lavora alla nuova edizione del suo format Bravissima, che definisce il primo talent show italiano, vive tra Montecarlo e il Lago di Garda e fa l’opinionista.

Icona della tv degli Anni ’90, fu travolto dall’inchiesta “Vallettopoli”, (lo accusarono di aver approfittato di ragazze che volevano far carriera nello spettacolo) che dopo ventidue anni è ancora un «peso nell’anima», come lo definisce lui, nonostante la completa assoluzione. «Non mi hanno mai perdonato il successo», racconta a “Spy”.

Domanda. Valerio, oltre a fare l’opinionista per Mattino 5, di che cosa si occupa?

Risposta. «Da tre anni porto di nuovo in giro per l’Italia Bravissima: è stato in assoluto il primo talent show, lo realizzai nel ’91 e oggi è un format di successo anche in Sudamerica. L’idea è quella di scovare le showgirl del futuro: Chiara Galvani, l’ultima vincitrice, l’abbiamo presentata a The Voice e ha superato il primo provino».

D. La vediamo spesso nel salotto di Federica Panicucci.

R. «Da tre anni faccio parte della squadra degli opinionisti. Federica è molto professionale, non ama il pollaio televisivo. È la tv che piace a me».

D. Non le va stretto fare l’opinionista?

R. «Sarei disonesto se dicessi di no, ma non mi sento sminuito. Vorrei fare il conduttore ma per un uomo di spettacolo la visibilità è utile: mi ritengo fortunato perché resto a galla facendo quello che amo. Molti altri colleghi sono spariti o hanno dovuto cambiare lavoro».

D. Nel pieno della bufera giudiziaria, ha mai pensato di cambiare lavoro?

R. «Mai. Perché avrei dovuto rinunciare al mio sogno sapendo che sarei uscito pulito da quelle vicende? Vorrei scrivere un libro dal titolo: “Rifarei tutto”. Ho fatto degli errori nel mio passato, investimenti sbagliati e spese folli, ma nulla che potesse essere passibile di codice penale».

D. Pensa di aver subito un’ingiustizia?

R. «Più di una. Ho vissuto momenti pesanti ma mi sono sempre rimboccato le maniche».

D. Ha mai pensato: “Basta, la faccio finita”?

R. «No, non mi sono mai pianto addosso. Sono stato un gladiatore, nonostante le botte pesantissime, e ne sono sempre uscito pulito: non ho il minimo addebito con la giustizia».

D. Questione di carattere?

R. «Sì. Invece Gigi Sabani ne soffrì a tal punto da uscirne devastato: era una persona di una bontà e di un talento infinito ma anche molto fragile. Quella vicenda su di lui ebbe un effetto devastante e non a caso morì d’infarto».

D. Come finì “Vallettopoli”?

R. «Non ci fu neanche il processo e l’inchiesta venne archiviata in istruttoria. Ma fummo massacrati: io accettai di lavorare a Cuba, per tre anni, rivoluzionai la tv e solo quando le condizioni migliorarono, tornai in Italia. Se fossi rimasto qui, mi avrebbero schiacciato. Gigi rimase a Roma, la Rai gli chiuse le porte e in tanti gli voltarono le spalle».

D. Anche a lei la Rai ha chiuso le porte?

R. «Per qualche anno sì. Poi fui ricontattato per l’ Isola dei famosi e condussi un programma estivo su Rai 2. Oggi i contatti sono più radi, mentre Mediaset è una casa accogliente».

D. Se non ci fosse stata l’inchiesta, oggi dove sarebbe?

R. «Avrei realizzato il mio sogno: battere Miss Italia. Con Bravissima , programma di grande successo di Italia 1, li avevamo quasi superati quanto a numero d’iscrizioni».

D. A proposito di Isola: se la chiamassero, la rifarebbe?

R. «No, è un’esperienza che si fa una sola volta. Mi avevano prospettato l’ipotesi Grande Fratello Vip e quello invece lo farei».

D. Il suo rimpianto professionale?

R. «Un imprenditore milionario mi contattò perché voleva aprire un canale tv in California e mi chiese di fare il direttore artistico. Non me la sentii di lasciare l’Italia».

D. L’errore di cui si pente?

R. «L’aver badato troppo al benessere e al piacere. Non mi sono fatto mancare nulla, ho girato in elicottero e in Lamborghini, ho avuto case a Parigi, Miami e Cuba. Non mi preoccupavo del domani. Ora l’età presenta il conto».

D. Ha difficoltà economiche?

R. «No, assolutamente. Ma gli Anni ’90 non ci sono più per nessuno».

D. La fama di seduttore seriale la precede.

R. «Non posso negare di aver fatto della seduzione il centro della mia esistenza. Non sono né pentito né compiaciuto».

D. La leggenda vuole che lei abbia avuto più di mille donne.

R. «Arrivo a tre zeri, ma non le ho mai contate. Anche da playboy incallito, non ho mai tradito. Oggi ho al mio fianco una persona che tengo riservata».

D. L’etichetta di “Merolone” è più croce o delizia?

R. «È diventato il mio tormento. In Italia meglio navigare piatto, in ogni senso. Comunque meglio “one” che “ino”».

D. È vero che le offrirono 150 mila euro per fare da testimonial a una linea di virilizzanti?

R. «Veramente furono 180 mila, ma rifiutai. Ma oggi avrei accettato».

Francesco Canino, Spy

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